The landescape of Abruzzo
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venerdì 25 marzo 2011

Crocus vernus (L.) Hill


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Pulmonaria apennina Cristofolini et Puppi



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Eranthis hyemalis (L.) Salisb.


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lunedì 20 dicembre 2010


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lunedì 6 dicembre 2010

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sabato 4 dicembre 2010



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venerdì 3 dicembre 2010

 

http://naturalmentekecheiria.blogspot.com/2010/12/paesaggio-invernale-2010.html



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Stefano Scivola
Nato ad Avezzano il 05 maggio 1968, risiede da sempre ad Avezzano (AQ), centro principale della Marsica, dove ha conseguito la maturità linguistica. Laureato in Educazione Ambientale e in Scienze della Formazione Primaria all’Università dell’Aquila, attualmente esercita la professione di insegnante nella scuola primaria.
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Sul termine "Paesaggio" di Stefano Scivola


Da un punto di vista geografico, il termine paesaggio indica l’insieme delle manifestazioni sensibili di un paese o di un territorio[1].

Tra i primi a parlare di paesaggio è stato, agli inizi del XIX secolo, Alexander von Humboldt, tuttavia egli, nella sua aspirazione a descrivere il mondo e le sue innumerevoli diversità, ha rivolto in maniera specifica l’attenzione ad individuare le ragioni della presenza di una gamma nutrita di variazioni. Per l’obiettivo che si era proposto, Humboldt si è limitato ad utilizzare quasi esclusivamente le conoscenze naturalistiche perché gli consentivano di spiegare i complessi meccanismi che legano tra loro, secondo influssi reciproci, i fenomeni attinenti alla geosfera, all’atmosfera e alla biosfera, ma in un certo senso ha dimenticato l’uomo nel suo rapporto con la natura.

La sua visione naturalistica, di base scientifica, successivamente, è stata rivisitata da diversi geografi i quali hanno privilegiato rivolgere l’attenzione all’uomo e alla storia.

Alcuni studiosi, di scuola deterministica, trovavano che l’uomo fosse condizionato dalla natura nel suo agire; altri, come i rappresentanti della scuola francese[2], assegnavano all’uomo una libertà di scelta nel suo operare, sia pure in un campo di possibilità, più o meno estese, offerte dalla natura. Il dibattito è stato ampio e controverso non giungendo, in realtà ad un accordo univoco tanto che la nozione di paesaggio è ancor oggi si dimena fra due orientamenti che riguardano sostanzialmente il ruolo assunto dall’uomo nel costruire il paesaggio. Il primo si innesta in una visione ecologista, che considera l’enorme capacità dell’azione umana di modificare e turbare gli equilibri naturali. L’altro orientamento, ponendo al centro del paesaggio l’uomo (attore e fruitore), dà particolare importanza alla percezione sensoriale attraverso la quale l’uomo si rapporta alla natura. A questa seconda interpretazione si lega il tema delle forme, ragione per cui il paesaggio è da intendere come visione estetica anche del mondo, architettonicamente inteso, nel quale viviamo la nostra vita familiare e sociale.



[1] Ciò analogamente alle voci paysage, francese, landscape, inglese, landschaft, tedesco; quest’ultimo termine si identifica spesso con quello di “regione”. La nozione di paesaggio sottesa a queste espressioni è quella di una percezione che assomma alle forme naturali, che costituiscono i territori di vita dell’uomo, tutti quegli elementi o quei segni che nel corso del tempo, secondo le finalità più diverse, egli ha inserito nell’ordine naturale.

[2] A questo proposito si veda Vidal e De la Blache,

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